My London #1 – Prima di partire

Tutti a Londra! Cervelli in fuga, neolaureati disoccupati, nullafacenti italiani che vogliono cavalcare la via del successo e chi più ne ha più ne metta! La capitale inglese sembra ormai diventata una meta sputtanata (non lo era forse anche il Grand Tour per gli inglesi del XVII secolo?). Ma non voglio stare qui a sindacare. Io stesso mi trovo a Londra in questo momento, a farmi il culo, e a raccontarlo a voi.

Conoscendo gente di qua e di là ho notato come i motivi che spingono i giovani a scegliere di partire per l’Inghilterra, restano per la maggior parte gli stessi, comuni a tutti i ragazzi d’Europa. Sembra un’audizione dove la risposta non è “… e il mio sogno è diventare un’attrice.”, ma:

– Sono a Londra per imparare l’inglese.
– Sono a Londra perchè c’è lavoro e pagano tanto.
– Sono a Londra per fare un’esperienza.
– Sono a Londra perchè la Spagna/Italia/Grecia/Portogallo/Ungheria ecc. è una merda.
Molte volte queste possono costituire anche un’unica risposta.

 

Ebbene, balde giovani Marmotte, pronti a partire? Io credevo di esserlo. Magari voi siete più “tagliati” di me, e siete già ben preparati. Tuttavia due parole about that voglio spenderle.

LONDON DREAMING

Non mi ricordo il nome dell'artista

Avrete di sicuro su facebook qualche amico che vive a Londra – quello stronzo che pubblica foto della bella vita, dinamiche, con soggetti puttane e champagne -. E avrete senza dubbio confrontato le vostre foto – fatte di gattini, e serate da bar – con le suddette londinesi. E’ inevitabile avere la voglia di partire. State in guardia però: l’amico vostro sicuramente vive a Londra da un bel pò di mesi, magari anche qualche annetto.

 

All’inizio Londra è difficile.

 

Ci si trova di fronte a un altro stile di vita, frenetico, veloce, estremamente preciso, lontano dall’Eden italiano (si fidatevi, in Italia stiamo molto più tranquilli). Bisogna aggiungere che il tutto è molto più costoso rispetto all’Italia. Consiglierei di partire con una cifra di 1000-1500 Euro (più 1500 che 1000!). All’inizio ci saranno diverse spese da affrontare (ostello, transporti, caparra d’affitto, coperte, cibo).
Gli orari sono differenti. Si comincia a lavorare per le 9 – 10, alle 13 qui c’è vita. Niente strade tranquille! Niente odore di sugo proveniente dalle finestre delle case. All’una si procede normalmente con la vita. Vi sembra una cazzata questa? Allora voi che state in Italia provate a fissare un appuntamento con un ufficio, o semplicemente un amico, all’una meno dieci, quando lo sbattere di padelle diventa l’inno della nostra nazione. Tutto però finisce intorno alle 18 – 19. I negozi chiudono, i pub aprono e via! Si cena, si esce, ci si sbronza se domani si ha il giorno libero, o si rientra a casa. A mezzanotte cominciano a chiudere anche i pub e più o meno si va tutti a dormire. Ovvio che ognuno ha i propri orari, ma di base, qui a Londra funziona così.
Preparatevi ad affrontare lunghe distanze e a calcolare i minuti per non fare ritardo. Ogni volta che bisogna spostarsi, per fare la spesa, per far visita a un amico, per uscire, per andare in un altro quartiere, bisogna intraprendere un viaggio. Londra è enorme. Passerete ore in metropolitana senza rendervi conto di aver percorso chilometri e chilometri, ma tanti! Potreste arrivare a percorrere 40 chilometri per bere una birra con quella tipa dell’altra sera.
Per quanto riguarda casa e lavoro preparatevi a essere veloci: siamo davvero tanti avventurieri qui, c’è concorrenza per trovare il lavoro, tanta concorrenza. E concorrenza per trovare una stanza. Credetemi, vanno via nel giro di pochi minuti. Anyway, penso anche che sia impossibile non trovare una casa e un lavoro a Londra. Bisogna essere determinati.Preparatevi a case piene di coinquilini internazionali, che vanno e vengono, che non conoscerete mai troppo bene, o che conoscerete dopo due settimane di convivenza. Preparatevi a una vita senza bidet, case di legno, bagni senza prese di corrente. E soprattutto portate con voi:

– scolapasta;
– caffettiera;
– adattatore per la presa della corrente. Qui costa di base 6-7 pounds, si trovano a 1 pound a Poundland (di cui parleremo in seguito), ma portarne qualcuna dall’Italia, se ciò risultasse più conveniente, non sarebbe una cattiva idea.
Prima di partire c’è stato chi mi ha detto: “Figo vai a farti i soldi a Londra.”, e chi mi ha detto: “Anche tu vai a sprecare un pò di soldi a Londra?” Fatevi un lungo esame di coscienza e se siete pronti preparate la valigia! Io vi aspetto nel prossimo post, dove dovreste già essere nella City.

Ah… dimenticavo! Qui fa freddo e piove sempre.

Spirito d’adattamento mode: on

Tower Bridge

Se qualcuno mi avesse detto: – Tu farai il cuoco -, non ci avrei mai creduto. Da piccolo uno dei miei sogni era fare il cuoco, ma quale essere umano sogna con la consapevolezza che i suoi sogni vengano davvero realizzati? Pochi! Se così fosse, se tutte le ambizioni della mia infanzia prendessero vita allora in futuro sarò anche un poeta, un punk e un pirata.
Conto le bruciature e i tagli sulle mie mani; conto le incazzature, date e avute, sul lavoro; conto le ore di sonno perse e le ore di vita buttate in quella stretta e calda cucina e capisco che fare il cuoco era solo la brutta copia di un’ambizione.
Tutto ciò sta accadendo a Londra, capitale di mezzo mondo, il paese dei balocchi, dove puoi provare a fare tutto quello che è nelle tue capacità. Qui ancora non riesco a capire cos’è che voglio, ma sto capendo cosa non voglio – che è già una grande cosa.
London ti cambia, radicalmente, mentalmente e fisicamente. E ti deruba. Tre mesi fa portai con me la mia bella pancia da birraiolo incallito: l’Inghilterra se l’è fregata, lasciandomi giusto qualche costoletta in evidenza. Mi hanno fregato anche la barba, si, perchè qui non ci sono prese elettriche nei bagni e, vista l’impossibilità di radermi con il rasoio elettrico, utilizzo la buon vecchia lametta usa e getta, che usi e non getti più, con la quale o tagli tutto o non tagli niente. Via tutto dunque.
Londra ha violato il mio sonno, il mio portafogli e la mia innocenza. Dopo due settimane qui, già ero diventato adulto. Dopo solo due settimane sono stato capace di utilizzare fluentemente l’inglese per: incazzarmi, litigare, affermare il mio punto di vista, gestire la mia vita professionale. E intanto il camice da cuoco mi andava sempre più grande, afflosciato sulla mia magra figura, con le maniche girate e rigirate per non sembrare Cucciolo dei sette nani. La vera sorpresa è stata nel vedere i capelli crescere sempre di più e, allo stesso tempo, la misura del cappellino da cucina diminuire di un numeretto ogni settimana. Londra mi ha fatto dimagrire anche la testa.
Ci sono però cose che non cambiano mai, quelle cose che, volere o volare, costruisci attorno a te per avere quella primordiale sensazione di “casa”. Sto parlando del negozio di fiducia, il tabaccaio di fiducia, il giornalaio di fiducia (tutto questo è identificato in un solo negozio off license che io amo definire “emporio”). La strada, anzi, le infinite strade che ti riportano ogni volta a casa; quelle stesse strade che ti fanno sentire parte di un quartiere, di una comunità. Le palline da giocoliere acquistate a Camden Town; la pasta fatta con i pomodori finti che crescono sotto il cocente sole britannico; la caffettiera che brucia quel poco di caffè che esce.
E poi l’ultima cosa, la costante: ogni volta che mi trasferisco in un’altra città, purtroppo o menomale, mi ritrovo sempre ad abitare vicino allo stadio. Certo, c’è differenza tra l’ Adriatico di Pescara e lo Stadio Olimpico di Stratford ma il succo resta lo stesso: ovunque io vada riesco sempre a identificare attorno a me quelli elementi che mi danno la sensazione di “casa”. E me ne compiaccio.