Tower Bridge

Se qualcuno mi avesse detto: – Tu farai il cuoco -, non ci avrei mai creduto. Da piccolo uno dei miei sogni era fare il cuoco, ma quale essere umano sogna con la consapevolezza che i suoi sogni vengano davvero realizzati? Pochi! Se così fosse, se tutte le ambizioni della mia infanzia prendessero vita allora in futuro sarò anche un poeta, un punk e un pirata.
Conto le bruciature e i tagli sulle mie mani; conto le incazzature, date e avute, sul lavoro; conto le ore di sonno perse e le ore di vita buttate in quella stretta e calda cucina e capisco che fare il cuoco era solo la brutta copia di un’ambizione.
Tutto ciò sta accadendo a Londra, capitale di mezzo mondo, il paese dei balocchi, dove puoi provare a fare tutto quello che è nelle tue capacità. Qui ancora non riesco a capire cos’è che voglio, ma sto capendo cosa non voglio – che è già una grande cosa.
London ti cambia, radicalmente, mentalmente e fisicamente. E ti deruba. Tre mesi fa portai con me la mia bella pancia da birraiolo incallito: l’Inghilterra se l’è fregata, lasciandomi giusto qualche costoletta in evidenza. Mi hanno fregato anche la barba, si, perchè qui non ci sono prese elettriche nei bagni e, vista l’impossibilità di radermi con il rasoio elettrico, utilizzo la buon vecchia lametta usa e getta, che usi e non getti più, con la quale o tagli tutto o non tagli niente. Via tutto dunque.
Londra ha violato il mio sonno, il mio portafogli e la mia innocenza. Dopo due settimane qui, già ero diventato adulto. Dopo solo due settimane sono stato capace di utilizzare fluentemente l’inglese per: incazzarmi, litigare, affermare il mio punto di vista, gestire la mia vita professionale. E intanto il camice da cuoco mi andava sempre più grande, afflosciato sulla mia magra figura, con le maniche girate e rigirate per non sembrare Cucciolo dei sette nani. La vera sorpresa è stata nel vedere i capelli crescere sempre di più e, allo stesso tempo, la misura del cappellino da cucina diminuire di un numeretto ogni settimana. Londra mi ha fatto dimagrire anche la testa.
Ci sono però cose che non cambiano mai, quelle cose che, volere o volare, costruisci attorno a te per avere quella primordiale sensazione di “casa”. Sto parlando del negozio di fiducia, il tabaccaio di fiducia, il giornalaio di fiducia (tutto questo è identificato in un solo negozio off license che io amo definire “emporio”). La strada, anzi, le infinite strade che ti riportano ogni volta a casa; quelle stesse strade che ti fanno sentire parte di un quartiere, di una comunità. Le palline da giocoliere acquistate a Camden Town; la pasta fatta con i pomodori finti che crescono sotto il cocente sole britannico; la caffettiera che brucia quel poco di caffè che esce.
E poi l’ultima cosa, la costante: ogni volta che mi trasferisco in un’altra città, purtroppo o menomale, mi ritrovo sempre ad abitare vicino allo stadio. Certo, c’è differenza tra l’ Adriatico di Pescara e lo Stadio Olimpico di Stratford ma il succo resta lo stesso: ovunque io vada riesco sempre a identificare attorno a me quelli elementi che mi danno la sensazione di “casa”. E me ne compiaccio.

2 risposte

  1. Ciospa è una gran dote quella di riuscire a sentirsi a casa ovunque……sono felice dell’esperienza che stai passando…..e voglio dirti di più a riguardo delle cose inaspettate della vita,tieniti forte:tra qualche mese diventerò mamma!
    Chi l’avrebbe mai detto? Ripensa a quei pomeriggi passati insieme che poi diventavano giorni …”le idee,ecco cosa non muore mai!”….forse è l’inconsapevolezza che c’è dietro quelle idee che, in fondo, rende tutto così bello, anche l’inaspettato!
    Good luck dear friend!

    1. Karma! Che piacere leggerti qui!Sono contento di questa notizia… inaspettata ma bellissima! Tra qualche mese per te arriveranno i tempi migliori di cui parlo! Goditi questa vita, la tua solita e la nuova che stai portando!

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