The Royal Baby

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E’ da stamane che la Regina Elisabetta II controlla nervosamente il suo cellulare old-style, coi numeri grandi, attendendo la “semplice” telefonata che il piccolo Willy tra un pò le farà. ElyQueen26. Poi un’altra “semplice” telefonata a Cameron e colpi di cannone.

Boom (x 41volte).
Così sarà annunciata la nascita del bimbo più sfortunato del mondo.
Verrà alla luce e piangerà, come qualunque bebè, ma lui/lei di certo non sa ancora chi è. Lo prenderanno a schiaffi sul culo, e il medico, che sa lui/lei chi è, secondo me godrà un pochino.
Immagino che lo portano a “casa”, e un babbuino di nome Rafiki lo alzerà al cielo, affacciato dal balcone principale, sulle note de “La giostra della vita” di Ivana Spagna, versione inglese.
Pensateci… non scenderà mai per strada a giocare a nascondino o a palla, con i bambini normali – come i bambini normali;
non sarà mai su facebook, twitter, whatsapp;
non uscirà mai da solo (e per “solo” intendo senza scorta);
dovrà attendere l’università per poter conoscere in senso biblico qualche ragazza (e dovrà anche prestare attenzione a non spargere il royalsperm in giro per le britishpussy. Insomma, davvero il bebè più sfortunato del mondo.

Però quelli che da piccoli giocano per le strade, da grandi vanno a lavorare.

Oggi, 6 maggio 2013. Open Day

Il cielo piange. Per Giulio Andreotti? Per Napoleone schiattato il giorno di ieri? No! Piange per il fatto che la stella più bella è scesa sulla terra ecc. ecc.
Sono io la stella più bella! E non dite di no. I giorni dei vostri compleanni non pioveva, o almeno, non a tutti i vostri compleanni.
Come già riportato in un altro post, oggi non è solo il mio compleanno. E’ il compleanno di tanta gente e di tante cose! Un anno fa, infatti, mi è stato anche regalato/appioppato questo blog. Si si, cari, proprio questo. Mi ci è voluto quasi un anno per cominciare a scriverci su qualcosa, non dico di buono ma almeno di lungo. E le soddisfazioni, piano piano arrivano.
Ora, non è che io voglio fare il blogger da grande; non è che ho aperto un blog per fare soldi (me l’hanno aperto). Però, visto che sono laureato, visto che ho 24 anni, e visto che mio papà già aveva due figlie alla mia età -nonché una moglie, nonché un lavoro-, faccio finta che questo sia il mio lavoro, e vi prometto, cari miei followers, che da oggi mi impegnerò tanto per il sito, per voi e per me.

Volevo andare al mare, ma a quanto pare il mare è venuto da me, precipitandosi dal cielo grigio. Quindi, niente male. In compenso vi informo che oggi a casa mia c’è L’OPEN DAY, indi per cui, affrettatevi gente, non spingete e entrate uno alla volta.

Intanto gustatevi insieme a me questo piccolo regalino pensato da Google. Lo fanno a tutti il Doodle, oppure premiano solo la potenza mediatica?

Compleanno mio

Le Pasque non finiscono mai

Followers! Vi ho abbandonati. Spero ve ne siate accorti. E’ stato un lungo e intenso, nonchè confuso e felice periodo. Ma ora sono ritornato più carico che mai. Ho il tablet, connessione perenne, instagram e chi più ne ha più ne metta! Sono social come solo Zuckemberg può essere social! No di più. Ho il mondo in tasca. Ho tutti voi in tasca! Posso scattare una foto e pubblicarla al momento. Posso pensare una cazzata e comunicarvela prima ancora di pensarla.
Eppure manco dalla rete da tanto tempo.
Eppure per scrivere queste quattro righe ho dovuto prendere uno zozzo tovagliolo di carta e una penna blu che non scrive più tanto bene.
Forse mi verrebbe meglio fare le foto con la polaroid per poi scannerizzarla. Il fatto è che ancora non mi sento adeguato alla tecnologia. Ho il mondo in tasca ma le mani non ce le metto mai, continuo sempre a guardarmi intorno, a respirare l’aria per sentire la puzza della città, l’odore della carta; a sporcarmi le dita con l’inchiostro. Ah! Queste sono proprio considerazioni da nostalgico sfigato. Il fatto è che certe volte non so proprio cosa scrivere in rete. Vorrei avere la loquacità e la sfacciatezza dei bimbiminkia, e pubblicare bellissime foto di me con Instagram o Camtoy.

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Ricapitolando un attimo, questo è stato un periodo di banchetti, pasquali e non. Ho visto e mangiato una miriade di confetti rossi. Periodo di lauree? Si. Però stavolta, dopo anni e anni passati a subire proclamazioni su proclamazioni di gente che si è laureata prima di me pur avendo iniziato l’università dopo di me, è stata la mia volta! Purtroppo o menomale non posso raccontarvela. Di quel giorno ricordo soltanto il mio cellulare che squillava in continuazione; ricordo frotte di parenti da ricevere, accogliere, smistare; ciurme di compagni da unire e cagare adeguatamente senza lasciare nessuno offeso. E’ per questo che sto mandando curriculum agli hotel sperando che mi prendano come receptionist.

La laurea ti cambia, sarà che la gente comincia a parlarti o ad aspettarsi qualcosa da te; sarà che tu stesso cominci a parlarti e ad aspettarti qualcosa da te;. Il vezzo di avere la puzza sotto il naso, però, me lo son fatto passare. Sabato al bar vediamo “Bastardi senza gloria”, domenica pomeriggio rifacciamo il giochetto dei nomi attaccati in fronte, quel gioco nel quale bisogna scrivere un nome di un personaggio su un bigliettino da porre sulla testa di colui che deve indovinare il personaggio scritto. Non l ho finito il gioco perchè alle 17 dovevo partire. E son partito, di corsa per il ritardo. Salgo sul pullman, tablet e ukulele con me, testa alzata e occhi così U_U. Tutti mi guardavano, mi divoravano con gli occhi e io iniziai a pensare che allora davvero la laurea ti cambia, e da fuori si vede! Mi siedo con la schiena dritta e continuo a tirarmela.

U_U.

Dopo un pò ho smesso, infondo “sei laureato, e sti cazzi?”. Metto le cuffie, mi svacco sul sedile sporcandolo con le scarpe bagnate e la gente ancora mi fissava. Mi stavo molto molto imbarazzando, tanto più quando una ragazza si è alzata e si è avviata verso di me. Tolgo le cuffie aspettandomi di sentire: “Ma chi ti credi di essere?”. Invece, graziosa e fatale, mi toglie il cappello per mostrarmi il bigliettino che avevo dimenticato lì: TELESPALLA BOB.

Cascata di capelli.

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Questo è Ciospinino, la mascotte della mia laurea. E’ stato scolpito nelle migliori botteghe di Firenze, a mia immagine e somiglianza.

Vi saluto. giovinotti. Oggi è la pasqua ortodossa, e io, da buon personaggio internazionale, vado a farmi un bel pranzetto dalle amiche greche.

Kalò Paschà!

E stasera: “zuppa de merda”. (Aspra critica nei confronti dell’arredamento del Mc Donald’s)

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L’altro giorno ero all’Ikea. Giravo tra gli scaffali mentre la radio passava Gianni Morandi. Verso l’ora di pranzo decido di dirigermi al ristorante, ma mi blocco quando vedo passare Gianni Morandi (lo VEDO non lo SENTO). Mi pongo due domande, mi documento e vengo a scoprire che i cinesi (I CINESI!) trovano non salutare il cibo del colosso svedese.
Ci sarebbero da criticare gli asiatici che si cimentano nelle analisi dei prodotti alimentari, l’Ikea che ci fa mangiare la cacca, e la gente che si lamenta di non mangiare roba buona in un negozio di mobili. Anche se, a pensarci bene, pensando al cibo di oggi, i colibatteri fecali sono l’ingrediente più biologico che io abbia mai sentito da venti anni a questa parte.
E comunque, se vogliamo dirla tutta, le panche e i tavolini al Mc Donald’s fanno schifo al cazzo!

L’ingiustificabile

Sono rimasto in casa per più di un mese, fino allo scorso weekend. Mi sono sentito come Diogene il Cane, che digiunava ventiquattro ore per poi meglio gustare il pasto arrangiato del giorno dopo.
Fondamentalmente non ho fatto niente di diverso rispetto alle altre uscite che da cinque anni si ripetono uguali in questo posto. La sola novità è stata la mia percezione non alterata. Non un goccio di vodka, birra, idromele o retsina che sia. Ero sobrio marcio!
Ho intravisto la realtà, fatta dall’irrealtà degli altri. Ragazzi colti d’amnesia nel momento esattamente dopo aver fatto una stronzata; racchie donarsi a fighi e viceversa; ragazze che mi si strusciavano e baciavano e io che le mettevo in fuga perchè troppo capace di articolare un discorso sensato. Ho riso di cadute, di movimenti goffi, di parole biascicate e di discorsi surreali.
Poi siamo usciti fuori, e mentre intrattenevo discorsoni filosofici, proprio lì, nella nostra Agorà, qualcuno ha fatto parlare i bicchieri prima vuotati, e a una certa ora è possibile che i bicchieri parlino tramite le mani, non tramite la bocca. Una zuffa, un po’ di tensione, tanta gente e poi tante opinioni.
Ascoltavo e volevo vomitare, ma non avevo niente in corpo;
guardavo e volevo vomitare, ma non avevo niente in corpo.
Se avessi bevuto una vodka soltanto avrei potuto fare molte più cose: prendere parte alla lotta; non accorgermi della lotta; vomitare qualcosa.
Per vivere bene ci sono due cose sempre e comunque ingiustificabili: la violenza e l’assenza di alcool il venerdì sera.